Una grande emozione nel vedere oggi la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020, rimandata al 2021 a causa del Covid 19. Tanti atleti provenienti da vari paesi del mondo hanno sfilato nello stadio di fronte alle tribune vuote perché il pubblico, trepidante, poteva guardarli solo da casa.
Prima dell’ingresso della fiamma olimpica, sono comparsi alcuni individui vestiti di bianco e di blu che hanno riprodotto, con maestria e spettacolarità, i pittogrammi, emblema di ogni singolo sport inserito nel palinsesto olimpico.
I pittogrammi fecero la loro prima comparsa, nella capitale giapponese, in occasione delle Olimpiadi del 1964, allo scopo di risolvere i problemi di lingua perché solo i giapponesi erano in grado di leggere il loro alfabeto. Si tratta di immagini stilizzate raffiguranti le diverse discipline, con le forme ridotte al minimo indispensabile, per capirne il significato e mostrare, in modo attraente, il movimento degli atleti.
Quando lo speaker, descrivendo il bellissimo spettacolo, ha detto che erano stati riprodotti 64 pittogrammi, il pensiero è andato subito alle 64 carte del gioco MY LIFE, caratterizzate da immagini essenziali per poter essere comprese da chi le guarda e al contempo capaci di stimolare ricordi e scrittura autobiografica. Mettere accanto i pittogrammi realizzati dal famoso designer giapponese Masaaki Hiromura alle immagini delle carte del gioco MY LIFE, può sembrare azzardato ma il significato che li accomuna è importante: popoli di diversi paesi, con lingue diverse, che si comprendono, uniti nel gioco. E pensando anche che in un passato lontano molti popoli antichi, Egizi, Sumeri, Fenici, hanno utilizzato i pittogrammi come mezzo di comunicazione del pensiero, è ancora più emozionante.